sabato 22 dicembre 2012


Due settimane di assenza.
Super lavoro nel Centro Commerciale. La gente compra e tanto, alla faccia della crisi, e sono tutti sempre più pazzi e alienati. Crisi? Perchè ci sono meno soldi da investire in puttanate? Vi prego, andate a farvi un giro alla Caritas, poi ne riparliamo. Tutti quelli che piangono la crisi e si lamentano dell'Imu, in genere, non sanno cosa è la fame. Un po' di rispetto per le vecchiette con la minima che, con questo freddo, raccolgono le arance al mercato sotto casa mia a fine serata, per favore, non mi parlate più di crisi, vi odio borghesi del cazzo. Se siete economisti e volete parlarmi della crisi in termini scientifici accomodatevi pure, mi piacerebbe capirne di più. Ma per tutti gli altri... Tacete, una buona volta.
Fine del mondo non pervenuta. Fine di alcuni mondi... Ancora in corso.
Alcuni amici importanti, temporaneamente persi. Altri ritrovati.
Piacevoli sorprese dal passato, che diventa futuro, che diventa incognita e poi ritorna ad essere passato, piacevole ricordo, nuova presa di coscienza che da un valore nuovo a cose che prima non avevo capito e ora sono scese ancora più a fondo dentro al cuore, cambiando la loro posizione, elevandosi.
Trentuno anni rotondi festeggiati con le mie sorelle.
Agenda Moleskine nuova comprata, ansiosa di riempirla con tutte le cose nuove del 2013 che ancora non so bene quali saranno, ma se sarò viva ci saranno, bella la certezza delle cose che ancora non sai.
Ri-Visto "Il mago di Oz", ci potete credere che nel 1939 Victor Fleming ha diretto un film come quello? Va bene che ha fatto anche Via col vento, e che Il mago di Oz è l'idea di un certo Lyman Frank Baum, genio, ma trasformare in immagini un sogno come questo, in un' era in cui i computer, Instagram e la Pixar erano pura fantascienza, bè, bravo direi.


Tim Burton deve aver attinto a piene mani da questa fonte, grazie Victor. Con questo film, sogni di bambina che riemergono da uno specchio d'acqua che non ricordavo più dove avevo posizionato nella geografia dei ricordi, le prime forme di strutture mentali alternative alla realtà insieme ai libri, Peter Pan che torna a prendermi alla finestra, e sono Wendy, ancora una volta.

 
Ricevuto in regalo Piccole Donne di Mervyn Le Roy, 1949 (avendolo tra le mani ho pianto parecchio perchè non lo vedevo da secoli ed era introvabile e quando un feticista trova l'oggetto desiderato piange sempre un pò), film preferito, Jo è il mio mito di sempre, soprattutto interpretata da June Allyson e poi c'è Rossano Brazzi che fa la parte del professor Bear, Miglior Personaggio Maschile Della Storia Dei Tempi, top, fine dei giochi per tutti gli altri. Irreplicabile.

 
 
(Dialogo di questa scena:
-"Ma come posso sperare, non ho nient'altro da offrirvi che il mio amore e queste mani vuote"?
-"Ora non lo sono più").
 
I film sono i miei momenti di pace, per il resto perdo le chiavi di casa in giro, mi nutro di solo caffè e panettone, togliendo tutta l'uvetta, come solo un chirurgo saprebbe fare, e aspetto la neve, anche se so che mi darà fastidio quando guiderò.
Cos'è un Dicembre, il mio mese, senza neve? Mi hanno raccontato che quando sono nata nevicava, forse per quello mi piace così tanto la città imbiancata, perchè è la prima cosa che ho visto nella mia vita, il mio imprinting col pianeta Terra, la prima immagine che i miei occhi hanno registrato del mondo esterno, tutto cosi bello, normale che poi le aspettative immaginative siano sempre altissime.
 
Il mio cervello sta facendo burn out, troppi file, lo so, non per niente il giorno del Signore è la domenica, e Lui stesso ha detto che è giusto riposarsi almeno un giorno, che se non è la domenica va bene anche il mercoledi, e invece niente pausa in questi giorni, in nome di un altro dio,  il fasullo dio capitalismo.
Indi per cui, post scloncusionato, ma mi mancava scrivere qui e quindi meglio in compagnia di un pazzo che soli nel deserto, no?
Buona festa dell'inverno a tutti
 
C.E.
(Commessa esaurita)
Ps qualcuno vuole un pacchetto?


sabato 1 dicembre 2012

Sul pullman, mentre andavo a lavorare, ho visto una donna dall’aspetto scarmigliato, aprire una busta contenente due biglietti aerei, guardarli e passarsi una mano tra i capelli, la faccia preoccupata. Poi ho visto un’altra signora sulla cinquantina (molto truccata, con i tacchi alti e un cappotto alla moda) mangiare voluttuosamente dei pasticcini con la panna, con aria seria, concentrata e disinvolta. Infine ho sentito la voce ispanica di una ragazza bisbigliare qualche parola al telefono. Aveva una felpa col cappuccio calato sugli occhi e si vedeva solo la sua pelle liscia e ambrata, dal naso in giù. Parlando si è sciolta in un sorriso che ha abbagliato l’intero veicolo e tutti i passeggeri. Cosa le avranno detto?
Tre incipit, tre storie, tre vite. Di poche cose sono sicura, una di queste è che dietro ad ogni vita si nasconde almeno un segreto o una storia incredibile. La vita è l'unica vera fonte di ispirazione eterna per qualsiasi tipo di arte.
 
 
A proposito di storie... è arrivato l'inverno, e con lui il piacere di starsene a casa, ogni tanto.
Per riprendermi da alcune serate alcoliche ai confini della realtà (perchè a volte c'è bisogno anche di quello) questa settimana ho fatto la cura orientale, c'est à dire non sono uscita e dopo il lavoro mi sono rintanata  a casa tutte le sere ad ammazzarmi di manga e anime. E anche di film, ma quello lo faccio sempre.
 
Nel caso in cui voleste fare anche voi la cura orientale, per quanto riguarda la parte cinematografica vi consiglierei un film qualunque di Hayao Miyazaki, artefice di mondi alternativi fantastici (eredità lasciatami dall'uomo che più ho amato al mondo -grazie-) tanto che un certo Akira Kurosawa parlando di lui ha detto "Spesso lo paragonano a me, e mi dispiace perchè lo sottovalutano".
 
 
Ecco alcuni titoli, basta ingrandire la foto.
 
 
 
Il mio preferito? Non saprei, forse La citta incantata, perchè è un film che mi ha restituito dei pezzi di anima che avevo deliberatamente venduto o forse svenduto.

 


 
Per chi avesse voglia di leggere invece, la pioggia di questi giorni si sposa perfettamente con le graphic novels di Jiro Taniguchi (graphic novel è in genere un romanzo fatto a fumetto, quasi sempre con lettura all'occidentale cioè da sinistra a destra, quindi leggibilissimi anche da chi non è attratto dal classico manga con lettura al contrario).
 
 
 


 
Parecchi scrittori fanno la coda per vedere le loro storie fumettate dalla penna di Jiro (una su tutte Kawakami Hiromi "La cartella del professore"). 
La pioggia c'è nei suoi fumetti ma non così tanta, anzi, primavera, ciliegi in fiore e ricordi adolescenziali spesso la fanno da padrone. Certo è che se apri uno di questi volumetti e cominci a leggere mentre fuori piove, ti dimentichi dove sei e per magia vieni teletrasportato in una città lontana. Io per esempio mi sono ritrovata dentro al solito chioschetto del ramen, a mangiare con uno sconosciuto accanto.

 

Controindicazioni della cura orientale? Effetti di straniamento.
Infatti ....................
Mangiamo in silenzio, in mezzo alla gente. Finisco di mangiare e anche lui. Poi si alza, mi lancia un ultimo sguardo e se ne va via. Io mi alzo e lo seguo, per vedere dove va.


sabato 24 novembre 2012

"Love Hurts" dice una canzone degli Incubus.
(Cliccare per guardare il video, per chi non la conoscesse).
 
 
Sai che novità. D'altronde se qualcuno avesse voluto fare le cose facili ci inseriva dentro una coppia di cromosomi composita, equivalente a xx + xy tipo magari x³y. E invece no: quelli con xx a destra, forza donne, quelli con xy a sinistra, su maschietti, ora sparpagliatevi, disperdetevi e... buona fortuna! - forse buona caccia per alcuni sarebbe stato più appropriato - in ogni caso, eccoci qua (Platone docet) sempre alla ricerca del pezzo che ci manca, dell'altro al di fuori di noi, che troppo spesso corrisponde all'altra parte in noi che manca, la parte con la quale non riusciamo ad entrare in contatto perchè non si è sviluppata.
 
 
Siamo veramente Uno Nessuno e Centomila.
Tutto il genere umano ha come punto di partenza questo grande bisogno. Da qui, è un attimo massificare e commercializzare. É il sogno più facile da vendere, perchè è il sogno di tutti. Siamo cercatori ansiosi, è nella nostra natura, eppure a me sembra che più che dell'amore o dell'altro, le persone siano innamorate dell'idea di casa secondo Ikea, del set di posate di Philippe Starck, del completino di pizzo da esibire col compagno, solo nel week end, per mettere in pratica i consigli su comeaccalappiareunmaschioetenerselo letti su Cosmopolitan.
Non giudico nessuno, ognuno i propri vuoti li colma come meglio crede.
 
 
Io per esempio, quando la serotonina cala, e i vuoti si fanno pesanti, mi consolo con i dolci e con lo shopping compulsivo di libri e biglietti di concerti (Depeche Mode, Muse, Lana Del Ray: presi!!!)
 
Ora sto leggendo 5 libri insieme (bel periodo, no?)
Quando sono troppo stanca per leggere romanzi, via coi manga/relax (sono al numero 5 di Ldk Living Together).

E comunque, sull'amore, sulla ricerca di esso e sulla sua sostanza, la penso come gli Incubus:

"A volte quando sono solo mi chiedo se sono sotto un incantesimo che non mi fa vedere la realtà.
L'amore ferisce ma a volte è un dolore bello, che mi fa sentire vivo.
L'amore canta...  quando supera le cose cattive.
Abbi cuore e provami, perchè senza amore, non soppravviverò".



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sabato 17 novembre 2012

Questa settimana ho avuto tantissime cose da fare... Cosi tante che parecchie mi sono dimenticata di farle.
Però non mi sono dimenticata di andare al cinema. Sono andata a vedere "Argo", con un mio caro amico, sono entrata con qualche pregiudizio perchè la regia è di pretty-face-chi-l'avrebbe-mai-detto-Ben Affleck, e invece mi è andata bene. Un bel film, fatto bene, tanta suspence, bella vicenda, anche perchè tratta da una storia vera. Una sorta di lista di Schindler ambientata a Teheran, alla fine degli anni '80.
 
 
 
E a proposito di cose dimenticate... mi trovavo per lavoro a Milano e camminando per largo Augusto sono passata vicino ad un chioschetto che vende fiori, bellissimi fiori di ogni tipo.
A me piace comprare i fiori da sola e poi metterli in casa perchè mi danno allegria, sanno di nuovo, di campagna, di giardini silenziosi e soleggiati e di ...bello. Anche se durano poco.
 
Guardando i fiori mi sono ricordata che era da tanto che non mi concedevo questo piccolo lusso, comprare dei fiori freschi, portarli a casa e sistemarli in un vaso. Non facevo più quel piccolo gesto da tanto tempo perchè mi ero dimenticata non tanto di compiere quella determinata azione ("cavolo ho scordato di comprare i fiori"), non per questo.
Non li compravo più perchè la routine quotidiana, la fretta, tutto questo correre (verso dove poi, va bè...)  mi avevano fatto dimenticare come ci si sente, la sensazione che si prova quando fai una cosa semplice come guardare i fiori, quello che provi mentre li scegli, mentre li compri e li porti a casa. La sensazione che provi quando ti dimentichi di averli e poi quando proprio non ci pensi più, li rivedi, con la coda dell'occhio nel corridoio o vicino alla finestra e quasi ti sorprendi,  tutti quei colori ti strappano un sorriso e ti viene voglia di fermarti un attimo per annusarli, per vedere se i fiorellini piccoli si sono aperti, se le foglie di quel fiore un po' rattrappito sono già cadute, anche se avresti ben altro da fare.
Spesso mi dimentico di quello che sento e ... allora abbandono delle abitudini, perchè non mi ricordo più cosa si prova. Chissà se capita anche a voi, chissà se i sensi di tutti a volte si addormentano un po', un piccolo coma da cui esci a volte così, per caso.  La capacità della mente di selezionare, sottrarre e dividere al fine di sopravvivere mi spaventa, mi fa pensare che potrei anche fare cose terribili, come dimenticarmi di amare qualcuno.
Per fortuna, come rimedio a questi pericolosi filtri e per scongiurare le varie psicosi individuali e sociali,  qualcuno che ne sa di più, all'inizio del mondo (prima o dopo il big bang non saprei, se fuori dal tempo e dallo spazio o dentro al brodo primordiale, di sicuro tanto tempo fa) ha pensato bene di infilarci dentro la carcassa, oltre al cervello, anche  lo stomaco e il cuore, che sono la nostra bussola, le nostre coordinate di riferimento per muoverci sopra il mondo con un senso che non sia solo fine al perpetuarsi della specie.
 
 

venerdì 9 novembre 2012

Una delle cose più belle che ho fatto a Dublino è stata andare al cinema a vedere "Savages" l'ultimo film di Oliver Stone. Sono andata di sabato, da sola, prima ho mangiato qualcosa in centro vicino al fiume e finito il film ho passeggiato un po' per Temple Bar. Una delle serate più semplici e belle della mia esistenza perchè il senso di libertà che si prova da soli non è paragonabile a nulla, per quanto mi riguarda, soprattutto se sei lontano da casa. Camminavo senza meta e potevo andare dove volevo,  e non conoscevo nessuno eppure non mi sentivo né triste né sola né lontana. Forse perchè ero vicina a me stessa.
 
Ovviamente quando è uscito il film (di cui sopra) qui in Italia, cioè questa settimana, sono tornata con piacere a vederlo, fosse solo per il bel ricordo che mi legava ad esso.
Nessuno si aspetti di rivedere "Natural Born Killers", il risultato fu troppo alto, difficile replicare. Però il film è carino, gli attori sono giovani, belli forse un po' troppo hollywoodiani ma proprio per questo perfetti nell'interpretare il senso di una vita lontana dal lavoro e dalle responsabilità, fatta di surf, belle vie e traffici illeciti.


A tenere in piedi questo film ci sono uno scrittore forte e un libro bello, Don Winslow, "Le Belve".
Per capire bene chi è lui mi sono letta "La pattuglia dell'alba", un libro ambientato sempre in zona Pacific Beach e La Jolla, dove i personaggi sono caratterizzati bene e l'ambiente è evocato nel modo giusto, tanto che leggere questo libro in inverno si è rivelata una splendida mossa evasiva.
 

 

 
Collego inevitabilmente le atmosfere di questo libro e del film di Stone all'ultimo video di Lana del Ray, "Ride".

 
Strade, riders, fucking crazy minds, spiaggie, piedi nudi sulla sabbia, "don't leave me now, don't say goodbye", cieli infiniti, voglia e paura di rimanere soli, di mangiare la vita, di guidare forte.
"Live fast, die young, be wild. I got a war in my mind, but I am free" dice lei.
"Questo è il mood di questi giorni di novembre" dico io.
 

venerdì 2 novembre 2012

Che cos'è il tempo, e che cos'è lo spazio?
No, non mi interessa la definizione. Aldilà del significato arbitrario di questi termini inflazionati, che tutti conosciamo, mi chiedo perchè a volte il tempo e lo spazio si divertano a mescolarsi e a confondersi tra loro. E mi chiedo perchè la neve abbia il potere di annullare queste due categorie, e anche di ingoiare e far sparire i rumori. Il potere della neve, dici poco.
 
Alejandro González Iñárritu fa cominciare uno dei suoi film più belli proprio così, in mezzo alla neve. Il titolo è Biutiful.
Non ci sono molte coordinate per capire in quale posto ci troviamo e in che epoca siamo. Di sicuro fa freddo e di sicuro siamo in un bosco, ma questo è tutto. E comunque non sappiamo se siamo in un posto reale o in un sogno.
 
In questo film Iñárritu ti calpesta il cuore, ci passeggia sopra e poi lo butta nel cassonetto. Il mattino dopo aver visto questo film ti svegli e non riesci a non pensarci, anzi sarà il tuo primo pensiero dopo aver aperto gli occhi.
 
 
Lui è un regista che spesso riflette sulla condizione umana (vedi Babel e 21 Grammi) ma qui ti entra proprio dentro, ti incolla allo schermo, ti costringe a pensare che ci sono molte persone sulla terra, molte vite, molte storie ed è necessario pensarci e rendersene conto per entrare dentro alla rete umana, per connetterti con il resto del mondo. Non puoi far finta che una cosa non esista, soltanto perchè è lontana, non funziona così. E non puoi nemmeno prendere in giro te stesso facendo finta di non sentire le cose e anestetizzandoti, perchè tanto lo sai che, presto o tardi, dovrai fare i conti con quelle sensazioni che ora stai seppellendo dentro di te. Devi ascoltarle, perchè vogliono dirti qualcosa.
La vita è tutto ciò che c'è, anche il dolore, i dubbi, le situazoni difficili e la morte. Queste cose esistono e non si può nascondere la testa sotto la sabbia, o fare come i bambini che mettendosi le mani sugli occhi e vedendo tutto buio credono di non essere visti. La vita non è una casa di bambola che costruisci con i pezzetti che escono ogni settimana in edicola.
La condizione umana è più complessa: a volte ricevi dei doni, a volte vivi un miracolo, e a volte invece ti va male e tu non ci puoi fare proprio niente, se non aspettare che passi l'onda mentre cerchi l'uscita di sicurezza.
Il dolore, le brutture, la pazzia, la tristezza ESISTONO. E la forza dell'uomo sta nella sua capacità di mantenere la dignità proprio nei momenti in cui queste forze negative si manifestano.
E l'uomo migliore è quello che in quei momenti, riesce a trovarci dentro la poesia.
 
 
Javier Bardem per questo film ha trionfato a Cannes 2010 per la migliore interpretazione maschile, e poi ha vinto il premio Goya nel 2011 come migliore attore protagonista. Bardem è il top nell'interpretare Uxbal: è intenso ma mai melodrammatico. Reale. Un attore moderno, maturo, vero. Così vero che pensi che lui e Uxbal siano davvero la stessa persona, non un personaggio con l'attore nascosto sotto la maschera. Consiglio di guardare questo film in lingua, magari coi sottotitoli, perchè l'accento di Javier e la sua voce sporca sono un valore aggiunto.
 
 
Dopo aver visto il film spero che riuscirete ad alzarvi anche voi un po' più contenti al mattino, un po' piu  consapevoli del fatto che (nonostante la crisi) rispetto ad altri siete molto, molto fortunati a vivere in questa porzione di spazio e tempo chiamati Italia, fine 2012.
Almeno, ancora per un po'.
 

mercoledì 24 ottobre 2012

«Happiness is real only when shared».
(La felicità è reale solo quand'è condivisa).
                                                                               Chris McCandless
 
Tutti abbiamo un eroe. Chris McCandless è il mio: un uomo morto da solo dentro ad un furgoncino in Alaska, che si faceva chiamare Alexander Supertramp.
Questa è una delle sue frasi più famose (incisa, poco prima di morire, su un tavolo di legno con un coltellino) ed è per questo che oggi mi faccio da parte e condivido questa mia piccola isola felice con un Amico che ha anche lui un eroe. Solo che lui ne cambia uno alla settimana, perchè non si accontenta.
 
Ho letto il suo articolo e mi è piaciuto molto, spero piacerà anche a voi, eccolo qua.

 

«Fumo, sudore: alle tre del mattino l'odore di un casinò dove si gioca forte è nauseante. Sarà l'odore, o il fumo, o il sudore.
Di fatto, il logorio interiore tipico dell'azzardo - un misto di avidità, paura e tensione - diventa intollerabile.»

 
Chissà cosa deve aver pensato Ian Fleming prima di partorire il romanzo che sarebbe diventato, certamente non subito, mito: Casino Royale.
In realtà i mille pezzi che hanno composto il mosaico della vita di questo miliardario inglese hanno ispirato non poco la nascita di quello che sarebbe diventato l'agente segreto più famoso della storia: diciamo che è stata una gravidanza annunciata.
Aristocratico, militare, banchiere, sportivo, giornalista, romanziere...e un'evidente attitudine alla ribellione morale.
Lui stesso dirà di aver bevuto, fumato e amato troppo.
 


Nonostante le molte esperienze vissute, le grandi possibilità offertegli dalla vita per ampliare la propria visione del mondo, e i notevoli risultati raggiunti in diverse delle attività intraprese, non credo affatto che quest'uomo possa anche solo per un attimo aver immaginato quale spasmodica attesa ci sarebbe stata nella nostra epoca per l'uscita del nuovo libro del tal scrittore di successo, della nuova serie tv, della nuova hit, del nuovo film di 007.
Non che sia trascorso chissà quanto tempo dal 1952, ma è comunque sufficiente per poter definire la sua era "passato remoto".
I concetti di marketing e comunicazione, perlomeno come li intendiamo noi nel 2012, non esistevano se non nella testa di pochi illuminati comunque privi delle armi ora disponibili per divulgarli. 
 
 
 

Impegno tutte le mie forze per staccarmi dall'idea di consumismo che per obblighi di mercato accompagna l'uscita di "Skyfall", l'ultimo episodio prodotto che vede per la terza volta Daniel Craig vestire i panni di James Bond, ma non resisto, e rimango affascinato dalla capacità con cui talenti,
soldi, tecnologie, e menti allenate, preparano il grande pubblico ad un evento cinematografico.
Tra i primi aspetti che noto c'è la scelta di affidare il brano di punta della colonna sonora ad Adele, adorata dalla Regina e dal resto del mondo.
 
 

Dopo cinque secondi di ascolto nemmeno troppo attento mi ritrovo catapultato nell'atmosfera elegantemente sfacciata che accompagna Bond e company dai tempi di Sean Connery, non solo il primo, ma forse il miglior Bond di sempre.
A proposito di Connery...si dice che Albert Broccoli, il produttore appunto di Casino Royale, l'abbia invitato ad una cena con due amiche per studiare i suoi atteggiamenti e decidere se fosse proprio il terzo classificato al concorso Mister Universo di quell'anno (1953) a potersi permettere di vestire i
panni dell'affascinante agente con licenza di uccidere. La cena dev'essere andata bene...
 
 


Tornando al presente, trovo altrettanto interessanti gli aspetti di comunicazione che quelli bravi definirebbero “virali”, come il nuovo video infilato in rete da Coca Cola, che incita a cercare lo 007 che c'è in ognuno di noi, e di farlo alla svelta.

http://www.youtube.com/watch?v=RDiZOnzajNU&feature=player_embedded

So che un cervello dal mediocre in su è progettato (e speriamo allenato) per digerire ed apprezzare strutture ben più complesse del racconto di un supereroe non mascherato che se non fosse stato pensato da Fleming probabilmente sarebbe stato creato dalla Marvel.
Io però non mi sento affatto di snobbarlo, anzi, proprio quest'anno in cui si sta celebrando il cinquantenario di James Bond, decido di attendere ansiosamente il 31 ottobre, data di uscita in Italia.

E comunque, meglio averlo come amico...
 
M.M.
 
 
 
 

venerdì 19 ottobre 2012

 
Questa settimana ho rischiato e sono andata al cinema a vedere  "On the road" il film appena uscito nelle sale, tratto dall'omonimo romanzo di Kerouac. Non male: il regista è lo stesso de "I diari della motocicletta" il brasiliano Walter Salles. Mi ha colpito la caratterizzazione di Dean Moriarty ( in realtà Neal Cassady, il compagno di viaggio di Kerouac) un vero stronzo egoista, ma quanto mai vitale. Il regista non ha insistito sull'aspetto della ricerca del padre e non è sfociato nel patetico per fortuna. Anche perchè Neal Cassady era tutto tranne che patetico.
Bene il consiglio della settimana è finito, andate al cinema.

 
A chi ha ancora cinque minuti di tempo invece, mi piacerebbe raccontare una cosa che mi è successa qualche giorno fa.
Erano le ventuno e quindici circa e stavo per chiudere il negozio. Avevo gia finito di fare tutto e mi ero seduta un attimo dietro al bancone.
"Si faccia coraggio, ha quasi finito" mi sussurra un uomo sulla sessantina con un cane al guinzaglio.
Gli sorrido e mi rendo conto che i miei pensieri sono sempre troppo trasparenti, quasi visibili sul monitor della mia faccia.
Lui comincia a chiacchierare, perchè è da solo e ha sua moglie in ospedale. Mi racconta di come il suo cagnolino una volta gli ha parlato chiedendogli di portarlo via dalla casa dei suoi ex padroni che non lo amavano e lui l'ha fatto. Mentre parliamo scopro che è un ex pilota di aerei in pensione ed è molto preoccupato per la crisi che sta attraversando il nostro paese.
Lui è un uomo intelligente e lucido, con un velo di mestizia sugli occhi, un uomo consapevole ma non rassegnato.
Prima di andarsene, come se fosse riuscito a leggere il contenuto del mio cuore, mi dice
"Signorina, non si preoccupi. Lei sarà sempre un po' infelice. Sa perchè? Perchè l'intelligenza che vedo nei suoi occhi non le darà pace fino al suo ultimo giorno. Ma non si dimentichi mai questo: lei  è una donna e in quanto tale è un essere superiore perchè siete voi che ci fabbricate, e questo già vi eleva su uno scalino più alto rispetto a noi. E quando proprio non si sentirà bene, faccia come me: salga su una collina qualunque, tiri su gli occhi verso il cielo stellato e si ricordi dove siamo e di cosa facciamo parte. Facciamo parte di qualcosa di grandioso. Io ci porto sempre mia moglie, che negli ultimi anni ha contratto una malattia mentale, e persino lei si sente meglio, si sente sollevata e guarda il grande spettacolo a bocca aperta".
 
 

É vero che siamo parte di qualcosa di grandioso. Anche se talvolta ci sembra di avere intorno solo spazzatura, cattiveria e qualunquismo. Io non dimenticherò mai questo cliente, che senza dubbio non ha scoperto l'acqua calda, ma se non altro ha tirato giù le barriere della formalità, ha fatto il salto del muro e si è UMANAMENTE avvicinato a me, una commessa dentro ad un negozio di orologi, alla fine del suo turno.
 
 
Forse è solo questo che dovremmo cercare di fare lungo il viaggio, lungo la strada, lungo il percorso che ci è stato affidato e che dobbiamo comunque portare a termine, anche se non sappiamo di preciso quando finirà.
 

mercoledì 10 ottobre 2012

E così sono finite le mie vacanze.
Che poi proprio vacanze non sono state. Diciamo che sono trascorse due settimane dal mio ultimo post, forse suona meglio.
E diciamo che in queste due settimane ho preso cinque aerei, sono stata a Londra, poi a Galway, poi a Dublino, poi ho attraversato da sola l'Irlanda in pullman, per poi spostarmi in Scozia (anche lei attraversata in pullman da sud a nord) dove ho visto Edimburgo, Glasgow, Loch Ness e le Highlands.
Ho portato con me pochi vestiti, l'orologio di una persona speciale e un cuore un po' ammaccato. Sono tornata con una valigia in procinto di esplodere con dentro cartoline, libri, sassi, piccoli oggetti insignificanti ma indispensabili, e le stesse cose le ho infilate  dentro al cuore, i cieli, il blues bar, i ragazzi che viaggiano da soli, così tante che ora sono tutte ammucchiate e non so bene dove metterle.
Non c'è molto altro da dire, se non che ho conosciuto molte persone provenienti un po' da tutti gli angoli del mondo e ognuno di loro, anche quelli con cui ho parlato per soli cinque minuti, mi ha fatto un piccolo regalo, soprattutto quelli che so che probabilmente non vedrò mai più.
Spero di riuscire a custodire dentro di me questi regali il più a lungo possibile per poter affrontare l'inverno che sta per cominciare.
Ma ciò che mi resta davvero, e che alla fine resta sempre, è un vento che soffia forte dentro me e che arriva da lontano.
Non vedo l'ora di tirare di nuovo fuori la mia valigia, e di scoprire dove mi porterà.