sabato 24 novembre 2012

"Love Hurts" dice una canzone degli Incubus.
(Cliccare per guardare il video, per chi non la conoscesse).
 
 
Sai che novità. D'altronde se qualcuno avesse voluto fare le cose facili ci inseriva dentro una coppia di cromosomi composita, equivalente a xx + xy tipo magari x³y. E invece no: quelli con xx a destra, forza donne, quelli con xy a sinistra, su maschietti, ora sparpagliatevi, disperdetevi e... buona fortuna! - forse buona caccia per alcuni sarebbe stato più appropriato - in ogni caso, eccoci qua (Platone docet) sempre alla ricerca del pezzo che ci manca, dell'altro al di fuori di noi, che troppo spesso corrisponde all'altra parte in noi che manca, la parte con la quale non riusciamo ad entrare in contatto perchè non si è sviluppata.
 
 
Siamo veramente Uno Nessuno e Centomila.
Tutto il genere umano ha come punto di partenza questo grande bisogno. Da qui, è un attimo massificare e commercializzare. É il sogno più facile da vendere, perchè è il sogno di tutti. Siamo cercatori ansiosi, è nella nostra natura, eppure a me sembra che più che dell'amore o dell'altro, le persone siano innamorate dell'idea di casa secondo Ikea, del set di posate di Philippe Starck, del completino di pizzo da esibire col compagno, solo nel week end, per mettere in pratica i consigli su comeaccalappiareunmaschioetenerselo letti su Cosmopolitan.
Non giudico nessuno, ognuno i propri vuoti li colma come meglio crede.
 
 
Io per esempio, quando la serotonina cala, e i vuoti si fanno pesanti, mi consolo con i dolci e con lo shopping compulsivo di libri e biglietti di concerti (Depeche Mode, Muse, Lana Del Ray: presi!!!)
 
Ora sto leggendo 5 libri insieme (bel periodo, no?)
Quando sono troppo stanca per leggere romanzi, via coi manga/relax (sono al numero 5 di Ldk Living Together).

E comunque, sull'amore, sulla ricerca di esso e sulla sua sostanza, la penso come gli Incubus:

"A volte quando sono solo mi chiedo se sono sotto un incantesimo che non mi fa vedere la realtà.
L'amore ferisce ma a volte è un dolore bello, che mi fa sentire vivo.
L'amore canta...  quando supera le cose cattive.
Abbi cuore e provami, perchè senza amore, non soppravviverò".



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sabato 17 novembre 2012

Questa settimana ho avuto tantissime cose da fare... Cosi tante che parecchie mi sono dimenticata di farle.
Però non mi sono dimenticata di andare al cinema. Sono andata a vedere "Argo", con un mio caro amico, sono entrata con qualche pregiudizio perchè la regia è di pretty-face-chi-l'avrebbe-mai-detto-Ben Affleck, e invece mi è andata bene. Un bel film, fatto bene, tanta suspence, bella vicenda, anche perchè tratta da una storia vera. Una sorta di lista di Schindler ambientata a Teheran, alla fine degli anni '80.
 
 
 
E a proposito di cose dimenticate... mi trovavo per lavoro a Milano e camminando per largo Augusto sono passata vicino ad un chioschetto che vende fiori, bellissimi fiori di ogni tipo.
A me piace comprare i fiori da sola e poi metterli in casa perchè mi danno allegria, sanno di nuovo, di campagna, di giardini silenziosi e soleggiati e di ...bello. Anche se durano poco.
 
Guardando i fiori mi sono ricordata che era da tanto che non mi concedevo questo piccolo lusso, comprare dei fiori freschi, portarli a casa e sistemarli in un vaso. Non facevo più quel piccolo gesto da tanto tempo perchè mi ero dimenticata non tanto di compiere quella determinata azione ("cavolo ho scordato di comprare i fiori"), non per questo.
Non li compravo più perchè la routine quotidiana, la fretta, tutto questo correre (verso dove poi, va bè...)  mi avevano fatto dimenticare come ci si sente, la sensazione che si prova quando fai una cosa semplice come guardare i fiori, quello che provi mentre li scegli, mentre li compri e li porti a casa. La sensazione che provi quando ti dimentichi di averli e poi quando proprio non ci pensi più, li rivedi, con la coda dell'occhio nel corridoio o vicino alla finestra e quasi ti sorprendi,  tutti quei colori ti strappano un sorriso e ti viene voglia di fermarti un attimo per annusarli, per vedere se i fiorellini piccoli si sono aperti, se le foglie di quel fiore un po' rattrappito sono già cadute, anche se avresti ben altro da fare.
Spesso mi dimentico di quello che sento e ... allora abbandono delle abitudini, perchè non mi ricordo più cosa si prova. Chissà se capita anche a voi, chissà se i sensi di tutti a volte si addormentano un po', un piccolo coma da cui esci a volte così, per caso.  La capacità della mente di selezionare, sottrarre e dividere al fine di sopravvivere mi spaventa, mi fa pensare che potrei anche fare cose terribili, come dimenticarmi di amare qualcuno.
Per fortuna, come rimedio a questi pericolosi filtri e per scongiurare le varie psicosi individuali e sociali,  qualcuno che ne sa di più, all'inizio del mondo (prima o dopo il big bang non saprei, se fuori dal tempo e dallo spazio o dentro al brodo primordiale, di sicuro tanto tempo fa) ha pensato bene di infilarci dentro la carcassa, oltre al cervello, anche  lo stomaco e il cuore, che sono la nostra bussola, le nostre coordinate di riferimento per muoverci sopra il mondo con un senso che non sia solo fine al perpetuarsi della specie.
 
 

venerdì 9 novembre 2012

Una delle cose più belle che ho fatto a Dublino è stata andare al cinema a vedere "Savages" l'ultimo film di Oliver Stone. Sono andata di sabato, da sola, prima ho mangiato qualcosa in centro vicino al fiume e finito il film ho passeggiato un po' per Temple Bar. Una delle serate più semplici e belle della mia esistenza perchè il senso di libertà che si prova da soli non è paragonabile a nulla, per quanto mi riguarda, soprattutto se sei lontano da casa. Camminavo senza meta e potevo andare dove volevo,  e non conoscevo nessuno eppure non mi sentivo né triste né sola né lontana. Forse perchè ero vicina a me stessa.
 
Ovviamente quando è uscito il film (di cui sopra) qui in Italia, cioè questa settimana, sono tornata con piacere a vederlo, fosse solo per il bel ricordo che mi legava ad esso.
Nessuno si aspetti di rivedere "Natural Born Killers", il risultato fu troppo alto, difficile replicare. Però il film è carino, gli attori sono giovani, belli forse un po' troppo hollywoodiani ma proprio per questo perfetti nell'interpretare il senso di una vita lontana dal lavoro e dalle responsabilità, fatta di surf, belle vie e traffici illeciti.


A tenere in piedi questo film ci sono uno scrittore forte e un libro bello, Don Winslow, "Le Belve".
Per capire bene chi è lui mi sono letta "La pattuglia dell'alba", un libro ambientato sempre in zona Pacific Beach e La Jolla, dove i personaggi sono caratterizzati bene e l'ambiente è evocato nel modo giusto, tanto che leggere questo libro in inverno si è rivelata una splendida mossa evasiva.
 

 

 
Collego inevitabilmente le atmosfere di questo libro e del film di Stone all'ultimo video di Lana del Ray, "Ride".

 
Strade, riders, fucking crazy minds, spiaggie, piedi nudi sulla sabbia, "don't leave me now, don't say goodbye", cieli infiniti, voglia e paura di rimanere soli, di mangiare la vita, di guidare forte.
"Live fast, die young, be wild. I got a war in my mind, but I am free" dice lei.
"Questo è il mood di questi giorni di novembre" dico io.
 

venerdì 2 novembre 2012

Che cos'è il tempo, e che cos'è lo spazio?
No, non mi interessa la definizione. Aldilà del significato arbitrario di questi termini inflazionati, che tutti conosciamo, mi chiedo perchè a volte il tempo e lo spazio si divertano a mescolarsi e a confondersi tra loro. E mi chiedo perchè la neve abbia il potere di annullare queste due categorie, e anche di ingoiare e far sparire i rumori. Il potere della neve, dici poco.
 
Alejandro González Iñárritu fa cominciare uno dei suoi film più belli proprio così, in mezzo alla neve. Il titolo è Biutiful.
Non ci sono molte coordinate per capire in quale posto ci troviamo e in che epoca siamo. Di sicuro fa freddo e di sicuro siamo in un bosco, ma questo è tutto. E comunque non sappiamo se siamo in un posto reale o in un sogno.
 
In questo film Iñárritu ti calpesta il cuore, ci passeggia sopra e poi lo butta nel cassonetto. Il mattino dopo aver visto questo film ti svegli e non riesci a non pensarci, anzi sarà il tuo primo pensiero dopo aver aperto gli occhi.
 
 
Lui è un regista che spesso riflette sulla condizione umana (vedi Babel e 21 Grammi) ma qui ti entra proprio dentro, ti incolla allo schermo, ti costringe a pensare che ci sono molte persone sulla terra, molte vite, molte storie ed è necessario pensarci e rendersene conto per entrare dentro alla rete umana, per connetterti con il resto del mondo. Non puoi far finta che una cosa non esista, soltanto perchè è lontana, non funziona così. E non puoi nemmeno prendere in giro te stesso facendo finta di non sentire le cose e anestetizzandoti, perchè tanto lo sai che, presto o tardi, dovrai fare i conti con quelle sensazioni che ora stai seppellendo dentro di te. Devi ascoltarle, perchè vogliono dirti qualcosa.
La vita è tutto ciò che c'è, anche il dolore, i dubbi, le situazoni difficili e la morte. Queste cose esistono e non si può nascondere la testa sotto la sabbia, o fare come i bambini che mettendosi le mani sugli occhi e vedendo tutto buio credono di non essere visti. La vita non è una casa di bambola che costruisci con i pezzetti che escono ogni settimana in edicola.
La condizione umana è più complessa: a volte ricevi dei doni, a volte vivi un miracolo, e a volte invece ti va male e tu non ci puoi fare proprio niente, se non aspettare che passi l'onda mentre cerchi l'uscita di sicurezza.
Il dolore, le brutture, la pazzia, la tristezza ESISTONO. E la forza dell'uomo sta nella sua capacità di mantenere la dignità proprio nei momenti in cui queste forze negative si manifestano.
E l'uomo migliore è quello che in quei momenti, riesce a trovarci dentro la poesia.
 
 
Javier Bardem per questo film ha trionfato a Cannes 2010 per la migliore interpretazione maschile, e poi ha vinto il premio Goya nel 2011 come migliore attore protagonista. Bardem è il top nell'interpretare Uxbal: è intenso ma mai melodrammatico. Reale. Un attore moderno, maturo, vero. Così vero che pensi che lui e Uxbal siano davvero la stessa persona, non un personaggio con l'attore nascosto sotto la maschera. Consiglio di guardare questo film in lingua, magari coi sottotitoli, perchè l'accento di Javier e la sua voce sporca sono un valore aggiunto.
 
 
Dopo aver visto il film spero che riuscirete ad alzarvi anche voi un po' più contenti al mattino, un po' piu  consapevoli del fatto che (nonostante la crisi) rispetto ad altri siete molto, molto fortunati a vivere in questa porzione di spazio e tempo chiamati Italia, fine 2012.
Almeno, ancora per un po'.