mercoledì 24 ottobre 2012

«Happiness is real only when shared».
(La felicità è reale solo quand'è condivisa).
                                                                               Chris McCandless
 
Tutti abbiamo un eroe. Chris McCandless è il mio: un uomo morto da solo dentro ad un furgoncino in Alaska, che si faceva chiamare Alexander Supertramp.
Questa è una delle sue frasi più famose (incisa, poco prima di morire, su un tavolo di legno con un coltellino) ed è per questo che oggi mi faccio da parte e condivido questa mia piccola isola felice con un Amico che ha anche lui un eroe. Solo che lui ne cambia uno alla settimana, perchè non si accontenta.
 
Ho letto il suo articolo e mi è piaciuto molto, spero piacerà anche a voi, eccolo qua.

 

«Fumo, sudore: alle tre del mattino l'odore di un casinò dove si gioca forte è nauseante. Sarà l'odore, o il fumo, o il sudore.
Di fatto, il logorio interiore tipico dell'azzardo - un misto di avidità, paura e tensione - diventa intollerabile.»

 
Chissà cosa deve aver pensato Ian Fleming prima di partorire il romanzo che sarebbe diventato, certamente non subito, mito: Casino Royale.
In realtà i mille pezzi che hanno composto il mosaico della vita di questo miliardario inglese hanno ispirato non poco la nascita di quello che sarebbe diventato l'agente segreto più famoso della storia: diciamo che è stata una gravidanza annunciata.
Aristocratico, militare, banchiere, sportivo, giornalista, romanziere...e un'evidente attitudine alla ribellione morale.
Lui stesso dirà di aver bevuto, fumato e amato troppo.
 


Nonostante le molte esperienze vissute, le grandi possibilità offertegli dalla vita per ampliare la propria visione del mondo, e i notevoli risultati raggiunti in diverse delle attività intraprese, non credo affatto che quest'uomo possa anche solo per un attimo aver immaginato quale spasmodica attesa ci sarebbe stata nella nostra epoca per l'uscita del nuovo libro del tal scrittore di successo, della nuova serie tv, della nuova hit, del nuovo film di 007.
Non che sia trascorso chissà quanto tempo dal 1952, ma è comunque sufficiente per poter definire la sua era "passato remoto".
I concetti di marketing e comunicazione, perlomeno come li intendiamo noi nel 2012, non esistevano se non nella testa di pochi illuminati comunque privi delle armi ora disponibili per divulgarli. 
 
 
 

Impegno tutte le mie forze per staccarmi dall'idea di consumismo che per obblighi di mercato accompagna l'uscita di "Skyfall", l'ultimo episodio prodotto che vede per la terza volta Daniel Craig vestire i panni di James Bond, ma non resisto, e rimango affascinato dalla capacità con cui talenti,
soldi, tecnologie, e menti allenate, preparano il grande pubblico ad un evento cinematografico.
Tra i primi aspetti che noto c'è la scelta di affidare il brano di punta della colonna sonora ad Adele, adorata dalla Regina e dal resto del mondo.
 
 

Dopo cinque secondi di ascolto nemmeno troppo attento mi ritrovo catapultato nell'atmosfera elegantemente sfacciata che accompagna Bond e company dai tempi di Sean Connery, non solo il primo, ma forse il miglior Bond di sempre.
A proposito di Connery...si dice che Albert Broccoli, il produttore appunto di Casino Royale, l'abbia invitato ad una cena con due amiche per studiare i suoi atteggiamenti e decidere se fosse proprio il terzo classificato al concorso Mister Universo di quell'anno (1953) a potersi permettere di vestire i
panni dell'affascinante agente con licenza di uccidere. La cena dev'essere andata bene...
 
 


Tornando al presente, trovo altrettanto interessanti gli aspetti di comunicazione che quelli bravi definirebbero “virali”, come il nuovo video infilato in rete da Coca Cola, che incita a cercare lo 007 che c'è in ognuno di noi, e di farlo alla svelta.

http://www.youtube.com/watch?v=RDiZOnzajNU&feature=player_embedded

So che un cervello dal mediocre in su è progettato (e speriamo allenato) per digerire ed apprezzare strutture ben più complesse del racconto di un supereroe non mascherato che se non fosse stato pensato da Fleming probabilmente sarebbe stato creato dalla Marvel.
Io però non mi sento affatto di snobbarlo, anzi, proprio quest'anno in cui si sta celebrando il cinquantenario di James Bond, decido di attendere ansiosamente il 31 ottobre, data di uscita in Italia.

E comunque, meglio averlo come amico...
 
M.M.
 
 
 
 

venerdì 19 ottobre 2012

 
Questa settimana ho rischiato e sono andata al cinema a vedere  "On the road" il film appena uscito nelle sale, tratto dall'omonimo romanzo di Kerouac. Non male: il regista è lo stesso de "I diari della motocicletta" il brasiliano Walter Salles. Mi ha colpito la caratterizzazione di Dean Moriarty ( in realtà Neal Cassady, il compagno di viaggio di Kerouac) un vero stronzo egoista, ma quanto mai vitale. Il regista non ha insistito sull'aspetto della ricerca del padre e non è sfociato nel patetico per fortuna. Anche perchè Neal Cassady era tutto tranne che patetico.
Bene il consiglio della settimana è finito, andate al cinema.

 
A chi ha ancora cinque minuti di tempo invece, mi piacerebbe raccontare una cosa che mi è successa qualche giorno fa.
Erano le ventuno e quindici circa e stavo per chiudere il negozio. Avevo gia finito di fare tutto e mi ero seduta un attimo dietro al bancone.
"Si faccia coraggio, ha quasi finito" mi sussurra un uomo sulla sessantina con un cane al guinzaglio.
Gli sorrido e mi rendo conto che i miei pensieri sono sempre troppo trasparenti, quasi visibili sul monitor della mia faccia.
Lui comincia a chiacchierare, perchè è da solo e ha sua moglie in ospedale. Mi racconta di come il suo cagnolino una volta gli ha parlato chiedendogli di portarlo via dalla casa dei suoi ex padroni che non lo amavano e lui l'ha fatto. Mentre parliamo scopro che è un ex pilota di aerei in pensione ed è molto preoccupato per la crisi che sta attraversando il nostro paese.
Lui è un uomo intelligente e lucido, con un velo di mestizia sugli occhi, un uomo consapevole ma non rassegnato.
Prima di andarsene, come se fosse riuscito a leggere il contenuto del mio cuore, mi dice
"Signorina, non si preoccupi. Lei sarà sempre un po' infelice. Sa perchè? Perchè l'intelligenza che vedo nei suoi occhi non le darà pace fino al suo ultimo giorno. Ma non si dimentichi mai questo: lei  è una donna e in quanto tale è un essere superiore perchè siete voi che ci fabbricate, e questo già vi eleva su uno scalino più alto rispetto a noi. E quando proprio non si sentirà bene, faccia come me: salga su una collina qualunque, tiri su gli occhi verso il cielo stellato e si ricordi dove siamo e di cosa facciamo parte. Facciamo parte di qualcosa di grandioso. Io ci porto sempre mia moglie, che negli ultimi anni ha contratto una malattia mentale, e persino lei si sente meglio, si sente sollevata e guarda il grande spettacolo a bocca aperta".
 
 

É vero che siamo parte di qualcosa di grandioso. Anche se talvolta ci sembra di avere intorno solo spazzatura, cattiveria e qualunquismo. Io non dimenticherò mai questo cliente, che senza dubbio non ha scoperto l'acqua calda, ma se non altro ha tirato giù le barriere della formalità, ha fatto il salto del muro e si è UMANAMENTE avvicinato a me, una commessa dentro ad un negozio di orologi, alla fine del suo turno.
 
 
Forse è solo questo che dovremmo cercare di fare lungo il viaggio, lungo la strada, lungo il percorso che ci è stato affidato e che dobbiamo comunque portare a termine, anche se non sappiamo di preciso quando finirà.
 

mercoledì 10 ottobre 2012

E così sono finite le mie vacanze.
Che poi proprio vacanze non sono state. Diciamo che sono trascorse due settimane dal mio ultimo post, forse suona meglio.
E diciamo che in queste due settimane ho preso cinque aerei, sono stata a Londra, poi a Galway, poi a Dublino, poi ho attraversato da sola l'Irlanda in pullman, per poi spostarmi in Scozia (anche lei attraversata in pullman da sud a nord) dove ho visto Edimburgo, Glasgow, Loch Ness e le Highlands.
Ho portato con me pochi vestiti, l'orologio di una persona speciale e un cuore un po' ammaccato. Sono tornata con una valigia in procinto di esplodere con dentro cartoline, libri, sassi, piccoli oggetti insignificanti ma indispensabili, e le stesse cose le ho infilate  dentro al cuore, i cieli, il blues bar, i ragazzi che viaggiano da soli, così tante che ora sono tutte ammucchiate e non so bene dove metterle.
Non c'è molto altro da dire, se non che ho conosciuto molte persone provenienti un po' da tutti gli angoli del mondo e ognuno di loro, anche quelli con cui ho parlato per soli cinque minuti, mi ha fatto un piccolo regalo, soprattutto quelli che so che probabilmente non vedrò mai più.
Spero di riuscire a custodire dentro di me questi regali il più a lungo possibile per poter affrontare l'inverno che sta per cominciare.
Ma ciò che mi resta davvero, e che alla fine resta sempre, è un vento che soffia forte dentro me e che arriva da lontano.
Non vedo l'ora di tirare di nuovo fuori la mia valigia, e di scoprire dove mi porterà.