domenica 6 gennaio 2013

 









Vi ricordate il film degli anni 80 "La Mosca" ?
L'ha fatto Cronenberg.
Sempre lui.
La Mosca è un film a tratti disgustoso ma è proprio una delle caratteristiche fondamentali di Cronenberg quella di scandagliare a fondo le paure umane legate alla decomposizione del corpo e alla morte. Eppure quel film non è solo interessante, è addirittura piacevole perchè evocativo di un'epoca lontana, gli anni '80, gli anni della mia infanzia.
Ed è così che ti affezioni ad un regista, e poi vuoi vedere tutti i suoi film, per il potere di suscitare qualcosa dentro di te, un ricordo, una sensazione sopita, nascosta, dimenticata. Un po' come quando ci si innamora, non sai di preciso cosa ti piace nell'altro (io per esempio difficilmente mi innamoro di uomini oggettivamente belli) ma sai distinguere chiaramente le emanazioni che ti provengono da quella persona, quasi sempre lontane dalla perfezione o da ciò che razionalmente sarebbe più indicato per la tua sopravvivenza fisica, ma quelle strane emanazioni fanno bene all'anima e, che appartengano a vite passate o più semplicemente a parti di noi stessi che seppelliamo o perdiamo lungo il cammino, sono intuzioni geniali che non hanno mai torto e che il cervello a volte rifiuta o scarta, ma che le nostre mani e i nostri occhi  riconoscono quasi sempre.
Così, sulla scia del mio amore assurdo e irrazionale per il maestro del body horror, questa settimana ho guardato "Cosmopolis" pellicola fatta a pezzi da parecchi critici per via della presenza del famigerato ex vampiro Robert Pattinson.
Per scrupolo sono andata a fare un po' di ricerche e ho scoperto che non tutta la critica ha bocciato il film in toto, anzi per fortuna molti, che ne sanno piu di me, sono stati positivi nell'esprimere giudizi sia sul regista che sul beneamato teen idol.
A me personalmente non dispiace come recita Pattinson: è solo vittima del giustificato pregiudizio da block buster legato alla saga vampiresca. In realtà già in un altro film,  "Bel Ami" (regia di Donnellan e Ormerod, tratto da un romanzo di Guy de Maupassant, uno dei  dieci libri da leggere prima di morire) fa bene il suo lavoro insieme a quello schianto di donna che risponde al nome di Uma Thurman (sarà terrestre o aliena?)...
In Cosmopolis risulta ben preparato, algido e cinico quanto basta per ricoprire il ruolo di un personaggio ambiguo, un eccentrico e annoiato antieroe. Chi gli rimprovera peccati di staticità dovrebbe sapere che questa è la risposta alle richieste di Cronenberg che ha deciso di dirigerlo in questo modo, chiedendogli di non strafare con le espressioni facciali, ma di conservare una compostezza esteriore che entrasse in contrasto con il tumulto psicologico appena percepibile sotto al sorriso sghembo tanto caro all'attore inglese, e al popolo britannico in generale, che dio li benedica, li amo tutti.
Comunque non voglio fare l'apologia di Pattinson. Se qualcuno ha voglia di vedere il film, che se ne sbatta dei pregiudizi da pseudo-intellettuali-di nicchia (oddio c'è il vampiro, non guardate il film o sarete assimilati alla massa informe e ignorante!) e che se lo guardi pure, e che goda forte, perchè è fantastico.
Non è così facile da digerire, è un film che magari va visto anche due volte. Tratto fedelmente da un libro di De Lillo (che ha lo stesso titolo del film) è strafarcito di dialoghi, a volte lunghi e complessi, ma le riflessioni sul capitalismo, sullo spettro che si aggira per il mondo e che segnerà la fine dei tempi, sono fantastiche. Da alcuni è stato definito come film più acustico che visivo ma secondo me si sbagliano.
Le immagini sono perfette, credo sia uno dei film più belli che  abbiano mai rappresentato la decadenza e al tempo stesso la maestosità di New York. La limousine che si aggira per le strade come un mondo a sè, una bolla ovattata e staccata dalla realtà,  che la sera torna nel suo garage in periferia, ormai ridotta un rottame, la carrozzeria piena di scritte e graffiti fatti dagli anarchici, che riflette le luci fuxia gialle e blu delle insegne dei negozi. Il funerale, accompagnato dai dervisci rotanti,  di una rap star scomparsa banalmente di morte naturale. Il pranzo nel fast food con i manifestanti e il lancio di topi morti sui commensali. Ogni scena è teatrale, composita, piena di dettagli, ti viene voglia di mettere il fermo immagine per guardarli tutti.
Parlerei a lungo di questo film , ma non voglio annoiarvi. Se vi verrà voglia di guardarlo suggerisco solo di ascoltare molto bene il dialogo tra il giovane miliardario Eric Packer (Pattinson) e la sua consulente teorico filosofica Vija Kinsky (Samantha Morton, che adoro, ve la ricordate nel video di Electrical Storm degli U2?). Violento, a tratti volgare, e con un finale incerto, ma almeno ti costringe ad ascoltare e a riflettere un po' sugli strani giorni che stiamo vivendo; è giusto smettere di fingere che non stia accadendo nulla di strano.
L'immagine di questo film che mi resterà sempre dentro agli occhi è quella di un uomo travestito da topo che sale e poi cammina a quattro zampe sulla limousine bianca di Eric, insudiciandola, mentre intorno a lui il caos di una rivolta esplode tra incendi, risse e saccheggi. Alle sue spalle una New York piena di ombre e luci al neon, con i grattacieli intorno che stanno a guardare e i mega schermi pubblicitari che fanno scorrere aforismi ermetici e lapidari sulla fine del mondo.
Una fine del mondo terribile, catastrofica e miserevole per alcuni. Sottile, subdola e silenziosa per pochi altri.
 
"Vogliono distruggere il futuro, perchè sanno che si stà avvicinando troppo in fretta".
Cronenberg, I love you.


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