sabato 1 giugno 2013


Ho visto "Treno di notte per Lisbona" al cinema Romano, in piazza Castello, a Torino.
Qualsiasi film visto al Romano diventa bello, già solo quando entri in quella galleria sotto i portici dove i rumori (del traffico e del vociare sguaiato fuori dal Mc Donald) si attutiscono e i gesti si fanno più lenti, dove attraverso le vetrine vedi gli avventori del Baratti che si muovono come manichini su un palcoscenico, tra le luci gialle e la penombra della sera.
Il Romano è uno degli ultimi cinema con gli interni in marmo, i colonnati e i soffitti alti, i tappeti rossi a terra, consumati, con le cassiere di una certa età, quasi tutte dotate di orecchini vistosi, ognuna vestita con sobrietà ma a modo suo, non col logo (triste) del multisala stampato sulla polo blu (insieme ad un sorriso altrettanto stereotipato che occulta il giusto fastidio del salario minimo).
"Quanti siete? Due? Dieci euro".
E non il solito " Volete le poltrone laterali o centrali, volete l'abbonamento, volete il menu pizzacocarutto in omaggio"?
Ti siedi dove trovi, e se ti piace il film e vuoi la posizione centrale alzi il culo e arrivi prima.
E io sono arrivata prima per questo film.
La pellicola è lunga e secondo alcuni è soltanto un esercizio di stile, impeccabile ma noioso.
Come sempre ho letto la critica dopodichè me ne sono fregata e mi sono lasciata trasportare dalla storia e da Jeremy Irons (quanto lo amai in Lolita del 1997...).
Ovviamente vi consiglio di andarlo a vedere, altrimenti non ne parlerei (magari anche Lolita, se non l'avete già visto). 
 


É una storia sull'amicizia e sulla necessità, a volte, di lasciare il vecchio "noi-stessi" dall'altra parte della strada, attraversando senza un semaforo, senza bagagli, magari solo con qualche buona idea in testa, dritti di corsa verso quello che potrebbe davvero essere... l'ultimo treno.

 
Intanto ho finalmente finito "Underworld" di De Lillo e anche se è un bel mattone da digerire lo consiglio a tutti, leggendolo ho capito perchè De Lillo è considerato il maestro della letteratura postmoderna americana. Escludendo gli orientali, solo con Zola mi è capitato di leggere pagine di così rara bellezza e di profonda suggestione. Il Don non racconta solo storie ma ti fa compenetrare i significati di altre esistenze oltre alla tua.
Finito questo libro ho provato il solito senso di vuoto che si prova ad abbandonare i personaggi che ti hanno tenuto compagnia di notte, sul pullman o in metrò, e che hai imparato a capire e ad amare. Per colmare il vuoto, e allo stesso tempo, alla ricerca di qualcosa di un po' più leggero e veloce da masticare per saziare la mia fame di  storie, sono andata a comprare "Adorata nemica mia" di Marcela Serrano.

 
Amiche, sorelle, donne, vi prego, leggetelo. Bisognerebbe essere visssuti per un po' in una casa latinoamericana per capire questo libro (la Serrano è cilena): a me è successo, ho gironzolato per 5 anni in una casa argentina e una delle donne che ricordo con maggiore affetto è proprio lei, C. una donna nata a Rosario, di origini indios, sui 55 anni, una mamma coraggiosa, sorridente, allegra, piena di forza, nonostante la vita gli avesse riservato uno dei colpi più bassi che si possano servire ad una madre.
Leggendo questo libro diventerete altre dieci donne, piangerete soffocando i singhiozzi e urlerete di gioia per i loro trionfi, le loro vendette acrimoniose, e magari ci sentiremo tutte un po' più vicine.
Quando siamo solidali tra noi distruggiamo ogni luogo comune, sfioriamo la telepatia e facciamo brillare la fiammella della creazione che qualcuno ha posto nel profondo dei nostri lombi, la scintilla che ci rende cicliche antipatiche odiose e adorabili.

 
Un libro sia per quelle che si svegliano presto al mattino che per quelle che dormono fino a tardi. 
Ma che finiscono le loro giornate entrambe allo stesso modo: guardando i propri figli, i genitori o i  compagni di una vita,  negli occhi, pregando silenziosamente che ogni loro passo sia protetto, senza mai smettere di porsi mille domande sulla vita, senza mai spegnere la fiamma del ricordo di ciò che ci ha tenute in vita: un mezzo sorriso, un abbraccio lontano, un amico, un amore.

 
 

2 commenti:

  1. Ciao Vale, sei in ritardo sul tuo post quindicinale! La tua fan numero 1 ti reclama! Leggerti è sempre bellissimo, qualsiasi cosa scrivi mi cattura sempre! :-) un abbraccio

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  2. Grazie Sere !!!!! Provvedo subito :-) un abbraccione

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