domenica 10 marzo 2013

 
L'ultima volta che sono stata a Londra ho acquistato un po' di film (eufemismo, avevo solo dvd in valigia nel viaggio di ritorno) che qui da noi non si trovano tanto facilmente. Quando ho una sera libera dal lavoro ne approfitto e ne guardo uno. Non riesco a pensare a niente di più piacevole che vedermi un bel film dopo una giornata di lavoro, ognuno ha i suoi piccoli piaceri.
Questa settimana è stato il turno di "Chasing Amy" film del 1997 di Kevin Smith, lo stesso regista di Clerks-Commessi- e Generazione X, che insieme a Chasing Amy, formano una atipica trilogia. 
La trasposizione italiana del titolo è diventata "Cercando Amy". Peccato, perchè non rende bene l'idea originale.
In inglese 'chasing' può voler dire parecchie cose oltre a cercare: pensiamo anche solo ad Adele che quando canta "Chasing Pavements" non sta cercando i marciapiedi, ma si sta ostinatamente impuntando a perseguire una storia amorosa che sa già che non la porterà da nessuna parte ( e d'altro canto se era una storia d'amore felice, mica usciva una hit spacca-chart in tutto il mondo! cosa che mi ha fatto pensare che le storie d'amore felici vanno vissute e quelle tragiche raccontate, ma questo come al solito è un altro discorso...)
 
 
In questo caso chasing indica, a detta di Wikipedia, "la condizione in cui ci si trova, quando una persona a cui si tiene molto ci delude con qualche strano comportamento, per cui la sua immagine, fino a quel momento candida e ligia, viene sporcata nella nostra testa e noi continuiamo a cercare di recuperare e ripulire quell'immagine sporcata, sperando di poter riavere un giorno una Amy come se nulla fosse mai accaduto".
Interessante.
L'immagine di una persona a cui teniamo che viene sporcata dentro alla nostra testa, magari per un comportamento di cui la stessa non si è nemmeno accorta.
Mai successo? Quanto è difficile tornare indietro quando succede questa cosa? O meglio ancora sarebbe chiedersi se è possibile tornare indietro e cercare di ricostruire l'immagine della persona che noi conserviamo dentro noi stessi (come se la nostra mente fosse un archivio involontario con tanti files corrispondenti ai nomi delle persone che conosciamo e quando pensiamo a uno di loro tac! salta fuori il faldone con tutti i comportamenti e i piccoli gesti che la persona ha collezionato negli anni e noi, senza accorgercene, a fine pagina abbiamo messo un bel bollino rosso o uno verde, a seconda del caso).
Meccanismi inconsci, ma profondamente radicati in noi, tanto da doverci fare i conti ogni giorno. Sarebbe bello riuscire a cambiare idea, anche andando contro se stessi a volte, perchè come diceva Oscar Wilde è davvero ignorante soltanto chi non ha il coraggio di cambiare idea e rimane della stessa opinione per tutta la vita.
Ma tornando alla nostra Amy... Eh, la sua non è una situazione facile... Perchè lei è lesbica ma si innamora di un fumettista, proprio come lei, che però il caso vuole sia un maschio. Amy non sa come gestire questa cosa, ed è spaventata da ciò che prova. Lo rifiuta, finchè, dopo una lunga dichiarazione di lui in macchina, sotto la pioggia scrosciante, decide di lasciarsi andare, abbandonandosi a quest'amore nuovo e al fluire degli eventi.
 
 
 
Questo finchè Holden (il giovane fumettista dal nome altamente evocativo) scopre alcune cose sul passato di lei che, per l'appunto, sporcano l'immagine che aveva di Amy, rendendo impossibile a se stesso poter andare avanti nella storia con quella che credeva essere la donna della sua vita.
Lui si odia, perchè è innamorato cotto di Amy, ma non riesce a vincere se stesso.
Non vi dico la fine, se riuscite a recuperare il film su Amazon o semplicemente in streaming guardatelo anche perchè vi farete non poche risate, Kevin Smith è molto comico.
 
 
La cosa che mi è piaciuta molto di questo film è l'amore per i fumetti che traspare continuamente, le scene sono spesso organizzate come vere e proprie tavole, ricche di dettagli talvolta finti e accessori, destinati a riprodurre non un determinato ambiente ma l'idea che abbiamo di un certo tipo di ambiente. Spesso le immagini si fermano e si trasformano in fumetti stessi (da ricordare che Kevin Smith ha fatto il commesso nel New Jersey per moltissimi anni in un negozio -dove poi ha girato le riprese di alcuni suoi film- che vendeva fumetti dischi e libri, ed è stato fumettista molto tempo prima di diventare regista).
Il film gli ha permesso di vincere due Independent Spirit Award, uno per la miglior sceneggiatura e uno come miglior attore non protagonista andato a Jason Lee che sarebbe poi diventato il protagonista della serie My name is Earl, che personalmente adoro.
Curiosità: Kevin Smith appare nel film nel ruolo di Silent Bob, accompagnato da un altro personaggio, Jay (Jason Mewes): Silent Bob e Jay sono due spacciatori di erba che ispirano Holden (Ben Affleck) e il suo amico Banky (Jason Lee) a creare delle storie a fumetto su di loro. Jay è molto loquace, il tipico skater strafumato che parla in continuazione farcendo i suoi discorsi di parolacce e luoghi comuni machisti, mentre Silent Bob parla pochissimo ma quando lo fa si rivela saggio, paziente e riflessivo.
 
 
Questi due characters compaiono in molti altri film, sia di Smith che di altri registi, nonchè videoclip musicali. La coppia è diventata una sorta di storia nella storia, una elementare seppur simpatica idea di metanarrativa pensata da Smith, che rende i personaggi quasi veri, come una coppia esistente in una realtà parallela: Smith affida a Silent Bob la sua poetica, e crea cosi il suo manifesto e in più lo interpreta di persona. Idea semplice ma carina.
 
 

2 commenti:

  1. come sempre sei uno stargate. ho letto tutto ma nelle prime righe ho riconosciuto i molti chasing del mio passato. e mi sono distratto. un pò di malinconia. forse troppa, ma siamo acrobati. ti rileggerò!

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